Autoguidovie abbraccia il cambiamento e pone l’accento sulla necessità di una vera e sana cura del personale e di andare incontro con preparazione ai vantaggi offerti dalla digitalizzazione. Perché, come dichiarato quest’oggi dall’amministratore delegato Stefano Rossiin occasione della presentazione della quinta edizione del “Bilancio di sostenibilità” – «l’approccio del tenere in piedi la baracca, oggi, non è più un approccio vincente per la mobilità del futuro».

L’Ad di Autoguidove, dunque, ha aggiunto: «Stiamo guardando con grande preoccupazione a quello che succede a Glasgow con la Cop 26: grandi aspettative, ma la volontà di prendere impegni è sempre di qualcun’altro. E noi, nel nostro settore, stiamo vivendo proprio questa situazione. Nel nostro comparto tradizionalmente si cerca, specialmente nell’ambito dei contratti lavorativi di primo livello, di frenare il cambiamento, ma Autoguidovie ha nella sua forza il fatto di essere un’azienda molto riformista». E, ancora: «Con il passare del tempo il rapporto tra azienda e sindacati si è evoluto e senza nemmeno un grande sforzo abbiamo deciso che era il momento di certificare ed elaborare una linea comune che andava a dire che la digitalizzazione è un asset portante del futuro di questa azienda». Questa secondo l’ad della società del Tpl «non è solo un’opportunità dal punto di vista datoriale, anche perché la digitalizzazione e l’annullamento delle distanze, grazie alla comunicazione in tempo reale, in Autoguidovie è visto come un punto di forza per tutti». D’altronde, prosegue, «l’azienda adesso ha anche gli strumenti contrattuali per portare avanti una convinta spinta sulla digitalizzazione, tanto che sul digitale nel giro di un paio di anni vogliamo basare tutta la nostra comunicazione interna».

Il tema della centralità della persona però, in questo momento storico, non tiene conto solo del rapporto con l’organizzazione sindacale: «Dobbiamo proprio capire come fare a entrare nel cuore dei conducenti» dice Rossi. «Oggi in Italia – continua – è come se all’improvviso fare il conducente del Tpl non piaccia più, un tema che non stiamo sottovalutando. Non dobbiamo farlo perché è apparso con una velocità sicuramente inaspettata. Quindi il ripensamento a cui noi dobbiamo lavorare sia per la professione sia per il reclutamento del personale è un altro dei progetti strategici che stiamo portando avanti». Insomma, la centralità della persona «basata sul personale che sta nei nostri autobus – osserva in conclusione Rossi – è uno dei ‘must’ del nostro lavoro degli ultimi anni».

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