di Gianluca Celentano, conducente bus

Mancano gli autisti e a tuonare sui social è sempre il solito ritornello: “Pagateli di più e troverete gli autisti“. La considerazione è vera, ma al tempo stesso miope, infatti non tiene conto di altre importanti rinnovamenti per tornare a regime.

Il video di Roby Merlini

Poi c’è il dato inconfutabile che arriva da UNASCA, l’associazione maggiormente rappresentativa delle autoscuole: su dieci patenti superiori emesse, solo due sono per l’autobus, sei per il camion, due per il rimorchio. Questo significa che sono i giovani a non essere più motivati al mestiere dell’autista nonostante rappresenti una professione specializzata e un posto di lavoro sicuro,  seppur con un importante onere di responsabilità.

Fra i candidati che acquisiscono la patente e provano il lavoro del conducente, ci sono coloro (mai successo prima), che dopo pochi anni scelgono un mestiere diverso nel bacino del terziario. Alla luce di questi dati c’è chi ha lanciato una coraggiosa idea anche se, con una certa modestia, l’interlocutore sostiene che la sua azienda ha sempre adottato questo metodo.

L’azienda e il metodo

L’idea arriva da Autoservizi Locatelli, storica società di autobus fondata nel 1928 a Bergamo. Ma andiamo per gradi.

Ho parlato con Marco Locatelli il quale mi racconta che suo zio Massimiliano, al di fuori dal lavoro in azienda, si è sempre occupato delle problematiche del settore. Il suo impegno, accompagnato dalla competenza nel turismo e linea, lo hanno portato ad assumere  la vice presidenza nazionale di Anav (Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori); inoltre, è stato riconfermato come presidente regionale dell’associazione nel 2020.

Anche il nipote Marco guida e quando lo intervisto sta lavorando in azienda; mi colpisce la sua naturalezza nonostante sia un figlio d’arte; è come se scambiassi opinioni un collega incontrato al capolinea.

Per far fronte alla carenza di autisti che non ha risparmiato neppure il Gruppo bergamasco, la Locatelli,  racconta Marco, si basa sui periodi di guida. Cosa significa?

Una scelta virale

La politica della Locatelli autoservizi si è sempre basata sulla meritocrazia e proprio questa sembrerebbe la strada vincente seguita. Infatti in base all’esperienza documentabile di guida dei bus (quella definita “periodi di guida”), la società offre retribuzioni corrispondenti alle capacità dei neo assunti, estendendole anche ai dipendenti già in servizio. Si tratta di valutare il numero di anni effettivi e continuativi di guida nel tpl o noleggio, per poi formulare proposte interessanti nel contratto di lavoro.

Mentre sto scrivendo, quasi telepaticamente, mi telefona un sindacalista della Cisl, raccontandomi che anche in ATB, la partecipata del trasporto pubblico di Bergamo, è stato adottato il metodo legato agli anni di effettiva esperienza. Come sappiamo, non è difficile che dopo anni di linea un conducente scelga un lavoro diversificato e sempre regolare come orari, all’interno di un grosso gruppo privato.

Il metodo ha cominciato a dare i propri frutti, ma in realtà anche diversi piccoli vettori hanno sempre utilizzato questo tipo di valutazione, benché  più soggetti ai rischi d’impresa e alle incertezze sul lavoro. 

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