Autisti e dress code: usi e costumi al passo con i tempi e…gli investimenti
Siamo autisti professionisti, anche se potrebbe risultare piĆ¹ snello definirci semplicemente conducenti se non fosse un termine troppo generico.Ā All’estero, la nostra figura ĆØ conosciuta come driver o chauffeur, titoli che un tempo comportavano un dress code rigoroso, con un abbigliamento specifico che includeva persino il berretto. Del resto il rispetto ĆØ dovuto alla persona educata, […]
Siamo autisti professionisti, anche se potrebbe risultare piĆ¹ snello definirci semplicemente conducenti se non fosse un termine troppo generico.Ā All’estero, la nostra figura ĆØ conosciuta come driver o chauffeur, titoli che un tempo comportavano un dress code rigoroso, con un abbigliamento specifico che includeva persino il berretto. Del resto il rispetto ĆØ dovuto alla persona educata, poi alla divisa.
Autisti, quando c’era il berretto…
Con il passare del tempo, questo rigido codice di abbigliamento si ĆØ allentato e, oggi, solo per alcuni servizi molto esclusivi lāautista ĆØ obbligato a indossare giacca e cravatta, mentre il berretto ĆØ praticamente scomparso. In realtĆ , anche la cravatta ĆØ un po’ al bivio. Resta il fatto che lāabbigliamento specifico dovrebbe essere fornito dalla societĆ di trasporti, ma purtroppo non sempre ĆØ cosƬ: a volte vengono consegnati solo maglioncini (con il nome della societĆ ) o camicie, ma non pantaloni e tantomeno le scarpe. Cāe da dire che alcune piccole societĆ sono molto elastiche e non obbligano a indossare la divisa, tuttavia il problema vestiario e usura di questāultimo ĆØ molto sentito tra gli autisti.
Consuetudini diverse
Essere in divisa inevitabilmente attira lāattenzione, anche quando non si ĆØ alla guida, relegando il conducente a rispettare un codice etico aziendale, oltre le rigide norme del CdS. Osservando le diverse pratiche nel mondo, notiamo come molte usanze siano cambiate in favore della praticitĆ e comoditĆ dellāautista. Un esempio emblematico ĆØ l’Australia, dove gli autisti, oltre a indossare un cappello folkloristico in stile cowboy, possono guidare in bermuda su alcune linee.
Serve unāinnovazione
Quando si parla di vettori europei o mondiali che mostrano interesse per il nostro trasporto pubblico locale, si assiste spesso a una levata di scudi da parte dei conducenti per scongiurare ulteriori fenomeni legati alla privatizzazione. Questa reazione ĆØ comprensibile, anche se sarebbe opportuno analizzare piĆ¹ a fondo il fenomeno. A Parigi, ad esempio, RATP, operatore di trasporto pubblico statale con ben 15.000 autisti, ĆØ stata costretta a modificare le regole del dress code per migliorare le condizioni di lavoro dei conducenti nonostante la presenza dellāaria condizionata sui mezzi. Dopo anni di vertenze, i colleghi francesi hanno ottenuto una vittoria significativa per la qualitĆ del lavoro: il diritto di indossare pantaloncini corti durante le torride ondate di caldo, rompendo cosƬ la formalitĆ che imponeva abiti estivi pesanti e caldi.
E qui da noi?
In Italia, la situazione ĆØ piuttosto variabile a seconda delle localitĆ e del tipo di servizio, tpl o noleggio. Lāutilizzo di magliette polo piĆ¹ fresche al posto delle camicie in materiale sintetico per lāestate, ĆØ una concessione giĆ adottata da anni dalle principali aziende nazionali del tpl, come Atac e Atm. Anche Air Pullman, societĆ privata, ĆØ stata fra le prime a introdurre le polo.
Tuttavia, il cammino per lāintroduzione dei pantaloncini corti ĆØ ancora lungo e, nel settore del noleggio, la differenza la fa lāapertura mentale (e la sensibilitĆ ) del titolare. Nonostante sia un ambiente piccolo quello dove lavoro, diversi colleghi si sono presentati in bermuda nei torridi pomeriggi, senza particolari problemi. Ho osservato un fenomeno analogo in altre societĆ .
Sarebbe curioso sperimentare se in un grande azienda durante il caldo di agosto, un centinaio di autisti si presentassero in perfetto orario ma in bermuda…
Tutto sta nel buon gusto e nel non abusare della ricerca di comoditĆ . La forma e il decoro personale sono fondamentali per la professione, quindi il conducente non deve scambiare la tolleranza nel poter indossare abiti piĆ¹ freschi per una personale gita al mare.
Via libera della normativa
Per quanto riguarda la normativa ā art. 141 del CdS – con i moderni sistemi di sicurezza e lāintroduzione dellāAbs, il Codice della Strada ha apportato modifiche generiche che non specificano divieti di condurre un bus in ciabatte, ma sottolineano piuttosto la presenza di una costante capacitĆ di conservare il controllo del veicolo e di compiere manovre necessarie in condizioni di sicurezza. Pertanto i sandali chiusi sono preferibili alle infradito, sebbene la normativa non vieti neppure la guida a piedi scalzi, come dimostrato dai camionisti. Stando allāart. 169 āgli oggetti trasportati – ad esempio le scarpe isolate vicino alla pedaliera-, devono essere sistemati in modo da non costituire pericoloā.
Le operazioni di manutenzione al bus potrebbero essere oggetto di esame ai sensi del D.Lgs. 81/2008; in questo contesto, vigerebbe lāobbligo di indossare scarpe antinfortunistiche; ma sono fornite e in quanti lo fanno?
Posso testimoniare che il riflesso del sole sul parabrezza colpisce direttamente le ginocchia, causando non solo un intenso calore, ma anche lo scolorimento del tessuto dei pantaloni. Andrebbe quindi analizzata con attenzione l’obbligatorietĆ , vera o presunta, da parte del datore di lavoro di fornire divise adeguate e complete al personale di guida. Insomma, un altro aspetto da non sottovalutare quando si parla di investimenti.