di Roberto Sommariva

Giovedì scorso, dopo aver twittato l’esito della gara di Atac (andata deserta), ho ricevuto tre telefonate da tre diversi colleghi di quotidiani nazionali che volevano ragguagli sull’accaduto. La cosa mi ha colpito molto. Infatti, se è vero che l’azienda di Roma stuzzica sempre gli appetiti delle redazioni è vero anche che le ‘gare deserte’ non sono certo una novità. Ma andiamo con ordine

Atac gara deserta, i numeri

La gara Atac per il rinnovo della flotta dei bus, come già accennato, è andata deserta, di fatto nessuno dei circa 10 costruttori di autobus presenti sul territorio italiano ha presentato offerta. Un fatto che avrà ricadute a cascata. Perché? Perché ora il concordato, sottoscritto per salvare l’azienda capitolina, è tutto in salita. Il piano presentato ai giudici, infatti, si regge su alcuni paletti tra cui la creazione di una nuova flotta di 650 bus. E la gara del 12 luglio scorso risultava essere fondamentale per centrare l’obiettivo del rinnovo del (vetusto) parco circolante.

Atac gara deserta, 320 bus

La gara, come è noto, aveva come oggetto l’acquisto di 320 autobus da 12 metri Classe I con piano interamente ribassato, due porte (una novità per Atac) e motorizzazione diesel Euro VI. Il tutto in un unico lotto per una  base d’asta di 97,6 milioni di euro. Ma c’è di più. Atac aveva messo nero su bianco altre due condizioni: il full service (opzionale) e soprattutto una consegna dei mezzi entro 150 giorni dalla data di aggiudicazione (cinque mesi, come vedremo in seguito, è un tempo troppo breve per l’attuale situazione di mercato). È giusto comunque ricordare che il primo applicativo della gara era di 125 unità e i 320 bus del capitolato rappresentavano il monte totale del contratto quadro che di norma ha una durata di 2-4 anni. Ma perché nessuno ha presentato offerta? Le ragioni sono molteplici. La prima è da ricercare nell’indice di insolvibilità di Atac. 

Iveco Bus, le ragioni

Tra le assenze che hanno fatto più rumore c’è quella di Iveco, un gruppo che ha (quasi) sempre presentato offerta nella gare di Atac. L’ultima fornitura di autobus a Roma, infatti, è targata Iveco (150 bus in leasing in luogo di una gara andata deserta da 750 pezzi). Iveco, negli anni, è sembrato più un partner di Atac che un mero fornitore. Le ragioni sono da ricercare sia sul piano della strategia aziendale di Iveco sia sul piano politico generale. Ma questa volta le motivazioni sembrano essere altre. Il capitolato, probabilmente, portava con sé alcune criticità. La prima rappresentata dai tempi di consegna: 150 giorni, come si diceva, sono pochi in questa situazione di mercato. L’altro elemento, forse, è la base d’asta troppo bassa, considerando il ‘pacchetto IT’ richiesto e gli accantonamenti derivanti dalle possibili penali. E il problema dei pagamenti? Atac è un’azienda complessa, questo è un dato di fatto. Ma è anche un’azienda in concordato il che significa che i pagamenti sono assicurati.

Man e Scania, il perché

Altri costruttori assenti sono il gruppo MAN (molto attenta agli indici di insolvibilità) e Scania. Roberto Caldini, responsabile commerciale di Italscania bus&coach, ci ha dichiarato di non aver “nemmeno analizzato nel dettaglio il bando”. Ma non solo. “L’ipotesi che la gara potesse andare deserta credo fosse fin dall’inizio abbastanza evidente.  Posso dire che il motivo della non partecipazione è un pò lo stesso per cui non abbiamo partecipato ad altre gare. Al di là dei fondi disponibili (cosa che dovrebbe rassicurare il costruttore ?!) la solvibilità finanziaria di queste aziende (inclusi i tempi di pagamento ai fornitori) è giudicata non accettabile e non ci sono le garanzie necessarie per poter partecipare”. Ma l’analisi di Caldini punta il dito sul sistema. “Le condizioni di queste gare non tutelano in nessun modo il costruttore/fornitore e richiedono garanzie enormi a favore dell’azienda pubblica e questo è ancora più complesso per gare di questo genere. I costruttori non possono essere più, come in passato è successo, dei finanziatori nel senso che le nostre case madri richiedono tempi di pagamento inferiori al mese”. Ma la preoccupazione è di prospettiva. “Credo”, continua Caldini, “che ciò che è successo sia solo l’inizio di un processo che vedrà in futuro i costruttori fare valutazioni molto attente sullo stato finanziario delle aziende pubbliche, questo porterà ancora a gara deserte”. In effetti non solo le gare di Atac vanno deserte. Nel maggio scorso il primo bando di Gtt Torino da 178 nuovi autobus non ha richiamato neanche una busta. 

Mercedes, i soldi ci sono

Tornando alla vicenda di Roma le dichiarazioni sembrano discordanti. “Non abbiamo partecipato alla gara”, ci ha detto Michele Maldini, responsabile commerciale Buses di Evobus Italia (gruppo Daimler), “non per un problema di insolvibilità, ma solo per un discorso tecnico”. Quale? “Non abbiamo a listino un autobus aderente alle richieste del capitolato Atac”. Scusi, ma il Citaro a due porte? “Non avremmo mai potuto offrire il Citato, la base d’asta era troppo bassa e le fabbriche che lo producono sono sommerse di ordini, i 150 giorni non sono alla nostra portata. Avremmo potuto offrire il Conecto, ma l’architettura delle porte era penalizzante”. Insomma, non era un problema finanziario….”Assolutamente no. I quasi 100 milioni di euro per la gara erano stati allocati. I soldi c’erano. Non capisco proprio il motivo del perché gli altri costruttori non hanno presentato offerta visto che avevano il prodotto”. Un “prodotto” che a quanto pare non è così disponibile. “I nostri stabilimenti sono sommersi da ordini. La scadenza dettata dal capitolato Atac erano impossibile”, ci dice Alberto Fiore, amministratore delegato di Solaris Italia, azienda polacca da poco acquisita dalla spagnola CAF che negli ultimi anni si è fatta notare per aver vinto due importanti gare, quella di Atm Milano e quella di Cotral. “L’altro elemento che ci ha fatto desistere è la situazione finanziaria di Atac”.

Del Rosso, ecco perché non ho fatto offerta

Altro player assente è Industria Italiana Autobus. “La nostra decisione di non partecipare è giustificata da vari fattori», ci dice Stefano Del Rosso, amministratore delegato del gruppo IIA. “Il primo, non lo nego, è la criticità finanziaria in cui versa Atac. È un grande dolore per me vedere la più grande azienda tpl italiana vivere una situazione così critica. Sono comunque convinto che dalla politica arriveranno presto risposte capaci di tutelare gli utenti e i lavoratori di Atac». 

Atac la gara deserta, e ora?

In definitiva la situazione è questa. Da una parte l’azienda romana ha necessità di acquistare degli autobus. E dell’altra nessun costruttore è disponibile a vederglieli, almeno alle condizioni dettate dal capitolato. E ora che cosa succederà? C’è un piano B per il rinnovo del parco rotabile di Atac? «Li faremo arrivare lo stesso», ha dichiarato l’assessore al Bilancio e Partecipate, Gianni Lemmetti. «In una situazione economica difficile 98 milioni di euro dovrebbero fare gola. Prendiamo atto che nessuna azienda era interessata ad una gara da 98 milioni». Anche la sindaca Raggi non demorde: «Secondo il Codice degli appalti se una gara va deserta si può passare alla trattativa privata. Esistono, per fortuna, anche altre soluzioni: c’è, ad esempio, la piattaforma Consip. Sono molto fiduciosa che questi nuovi autobus arriveranno».

Atac, le alternative

Insomma, le alternative sul tavolo del Campidoglio sono tre: la trattativa privata, attingere alla gara Consip e, forse la più remota, la riformulazione di una gara ex novo (ma per i giudici potrebbe non essere sufficiente il solo bando per concedere il sì alla procedura anti-default). Questa terza ipotesi è pura fantasia e non produrrebbe nulla. La riformulazione dovrebbe prevedere, per lo meno, il pagamento anticipato per sortire degli effetti. Cosa impossibile. La trattativa privata, depurata dai 150 giorni di consegna potrebbe avere qualche speranza di successo (qui Iveco sarebbe in pole position). Su Consip sono i numeri che parlano. Il secondo lotto della gara Consip, quello dei 12 metri urbani a gasolio, lo stesso attenzionato dalla Raggi, conta al suo interno ‘solo’ 350 veicoli. Chiaramente Atac non potrà fare piazza pulita dell’intera torta e nemmeno spazzolarne un terzo (125 del primo applicativo) dato che ripartizioni territoriali sono già state sottoscritte. La situazione è davvero molto complicata. 

Atac, la Raggi è sicura

La Raggi e la sua giunta ora però hanno dalla loro il governo. E lo spoil system che si profila all’orizzonte potrebbe far digerire al Campidoglio una gara di servizio in cui il colosso Fs non rappresenti più un’armata renziana ma un’azienda, guidata (forse) da una persona più vicina al Movimento, capace di risollevare le sorti della città, di Atac e di un’intero Paese. La storia si ripete: a salvare l’azienda di trasporto di una città viene sempre in soccorso un uomo nominato della politica al comando. 

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