di Roberto Sommariva

Renato Mazzoncini vuole comprare Arriva. Capisco che detta così suona come una boutade per fare notizia. Ma posso assicurarvi che c’è un fondo (e qualcosa in più) di verità. Mazzoncini sta lavorando a questo progetto ormai da mesi. E poi diciamocela tutta: ma voi davvero pensavate che l’ingegnere bresciano sarebbe stato con le ginocchia sotto una scrivania (del Politecnico di Milano) ad ascoltare brufolosi studenti distratti? No, non è proprio questo il film che vuole interpretare Mazzoncini. E se il copione non arriva, lui se ne scrive uno da solo. E che copione.

Arriva Mazzoncini

Secondo i ben informati Renato Mazzoncini vorrebbe rilevare Arriva, tutta Arriva e non solo la ‘parte’ italiana. E lo farebbe grazie al finanziamento di un fondo di investimento pronto a firmare un assegno per acquisire uno dei più grandi operatori nel settore della mobilità, forte di circa 60.000 dipendenti e un volume di passeggeri trasportati di 2.4 miliardi annui nei 14 paesi europei in cui è presente. Il gruppo Arriva gestisce servizi di trasporto pubblico locale urbano e interurbano, servizi ferroviari regionali e nazionali, tram, collegamenti marittimi, servizi a chiamata e servizi per disabili. Arriva, come è noto, fa parte di Deutsche Bahn (DB), gruppo che in molti, almeno in Germania, vorrebbero privatizzare.

Acquistata da DB nel 2009, Arriva ha un valore di 4,5 miliardi di euro e la sua privatizzazione era già stata proposta nel 2016 dall’amministratore delegato di Db, Richard Lutz. Tuttavia, l’iniziativa si era scontrata, e arenata, con l’opposizione del Partito socialdemocratico (Spd) e dei sindacati, che temevano la concorrenza in Germania di un’Arriva privatizzata.

Arriva Mazzoncini, e DB?

Ma perché lo stato tedesco vorrebbe disfarsi di uno dei gioielli di famiglia? Un liberista convinto (e poco avveduto) risponderebbe “perché in presenza di soggetti dominanti a trazione pubblica, la concorrenza funziona poco e male”. La risposta vera è che gli Stati Sovrani, in alcuni casi, non hanno più fiato per sostenere gli investimenti necessari per ammodernare le strutture e preferiscono fare cassa. E questa parrebbe la motivazione più plausibile di una possibile privatizzazione, anche parziale, di DB.

Arriva Mazzoncini, la politica sullo fondo

Deutsche Bahn lo scorso mese di novembre ha richiesto un investimento di 4,9 miliardi di Euro da parte del governo federale per ridurre i ritardi e le cancellazioni, che stanno minando la soddisfazione dei passeggeri. All’inizio dello scorso settembre l’amministratore delegato di DB, Richard Lutz, ha avvertito il management di DB che il gruppo stava affrontando gravi problemi finanziari che hanno portato a congelare gran parte delle spese non operative della ferrovia. Nel 2017, il debito totale di DB si è attestato a 18,6 miliardi di euro, e il recente annuncio di un ulteriore ordine per i treni ad alta velocità ICE 4 aggiungerà circa 1 miliardo di euro

Arriva – Mazzoncini, la sfida europea

Bene, ma torniamo a Mazzoncini che come un rapace è ora pronto a lanciarsi sulla preda. Notizia, quella di un suo interesse per Arriva, che non è solo relegata ai salotti italiani. Ma è una ‘news’ che ha già una rilevanza europea tanto che i sindacati olandesi di Arriva hanno da tempo alzato gli scudi e hanno preso carta e penna per sottolineare “l’importanza di un trasporto pubblico a matrice pubblica”, il solo capace “di assicurare il diritto al lavoro e i migliori livelli occupazionali”. Insomma, tutto il mondo è Paese. Che cosa succederà nei prossimi mesi nessuno lo può dire. Le elezioni europee del maggio prossimo saranno sicuramente uno spartiacque e la scelta di privatizzare parte di DB non potrà essere certamente demandata a un governo in scadenza. Ma Mazzoncini ha fretta, e lo capiamo. L’unico consiglio che possiamo dare a una delle persone più illuminate del mondo del trasporto pubblico europeo lo demandiamo a una frase  di San Paolo (che in questa storia d’INTESA ha il suo ruolo..) “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.”

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