Aggressioni al personale di guida. Vogliamo parlare delle cause?
di Gianluca Celentano (conducente bus) “C’è qualcosa che non va”… narrava la famosa canzone di Vasco Rossi. Gli articoli sulle aggressioni al personale alla guida sono ormai all’ordine del giorno. Una problematica ormai diffusa un po’ ovunque ma specialmente nei grandi capoluoghi. L’ultimo caso? Il conducente Atm aggredito da un ubriaco nel mezzo della notte. […]
di Gianluca Celentano (conducente bus)
“C’è qualcosa che non va”… narrava la famosa canzone di Vasco Rossi. Gli articoli sulle aggressioni al personale alla guida sono ormai all’ordine del giorno. Una problematica ormai diffusa un po’ ovunque ma specialmente nei grandi capoluoghi. L’ultimo caso? Il conducente Atm aggredito da un ubriaco nel mezzo della notte. La colpa del collega? Avere fatto scendere il passeggero molesto. Che si è avvicinato al lato autista e lo ha colpito con un pugno. Purtroppo cattiveria e violenza sono sempre esistite ma negli ultimi anni si ha la sensazione di assistere a un aumento. Alimentato da cosa?
Aggressioni ai conducenti, insofferenza sociale?
Credo anche d’aver individuato anche una delle cause che porta uno sconosciuto individuo a scagliarsi con tanta cattiveria verso autisti e controllori. Forse un’incertezza politica che si traduce in molti cittadini come un’insofferenza verso le quotidiane problematiche, come ad esempio il ritardo del bus, un guasto o non avere i soldi per il biglietto. Ammetto che una certa ‘incazzatura’, consentitemi il termine, mi assale quando i punti salienti delle problematiche del tpl e del granturismo vengono presentate lontane da chi il volante lo vive tutti i giorni. L’ipocrisia in questi casi fa male due volte.
Proteggere il posto guida. Sempre
Tuttavia si può osservare la gestione del trasporto persone svolto in altri Stati per trarre spunti sulla sicurezza che aiutino a limitare tali episodi. Infatti una certa fermezza da parte di vigilanza e security e la protezione del posto guida farebbero una certa differenza. Vi lascio solo immaginare le conseguenze di un posto guida scoperto dove il conducente può facilmente essere raggiunto da un passeggero arrabbiato… Una condizione lesiva oltreché per il malcapitato collega, anche per l’immagine dell’azienda esercente.
L’istinto nemico del buon senso
Senza troppi giri di parole mi domando: “le sigle sindacali che proposte hanno in merito e soprattutto ci sono i fondi per arginare questa drammatica realtà? Qualche collega però è di parere diverso, e per coerenza di cronaca lo devo riportare. Qualche autista “più fortunato” sostiene che anche la peggiore condizione è comunque gestibile con il buon senso. Sono fondamentalmente d’accordo, ma penso sia opportuno prestare attenzione al fattore traffico e alle continue scorrettezze ricevute durante il turno di guida. Tutti fattori che non certo remano a favore dell’auspicabile tranquillità del conducente, non credete?
Conducenti e insicurezza, un’esperienza personale
In merito ho anch’io, come purtroppo la maggior parte dei colleghi, un episodio da raccontare. Con un turno a straordinario, dovevo fare la mia regolare sosta al capolinea del centro Saini di Milano e non c’erano deviazioni sul punto di sosta previsto. Una volta arrestato il motore, cominciano a sopraggiungere auto in cerca di parcheggio, alcune si parcheggiano in maniera opinabile ma qualcun’altra vuole parcheggiare al posto del mio Cityclass. Io per disposizioni rimango sul posto attendendo la partenza quando un signore spalleggiato da altri presenti s’avvicina al finestrino e mi apostrofa: “Levati da qui perché ti tiro un cazzottone”.
Ammetto, la pressione mi è salita ma con sangue freddo ho risposto che mi sarei spostato dopo due minuti, non appena fossero uscite dal centro le ultime persone. Ho chiaramente avvisato i miei capi i quali anche loro con le mani legate hanno ben compreso la situazione solidarizzando con me e invitandomi a stilare un rapporto conoscitivo per l’azienda.
Serve un clima di tranquillità
Per quanto mi riguarda, tutto si è concluso qui. Un piccolo episodio, insomma, sufficiente per farmi comprendere la triste realtà di altri colleghi di altre città. Credo che queste non siano le prerogative che incentivino questa professione fatta di passione e dove si ricerca, dal versante opposto, professionalità. Forse a fronte di quanto già riportato, ritengo sia doveroso per la politica e le organizzazioni sindacali ristabilire un clima sociale di tranquillità, almeno come quello che noi conducenti respiravamo negli anni ’90.
Permettetemi in questo spazio di solidarizzare doverosamente con tutti i controllori e autisti vittime di aggressioni spesso riportate sulla stampa.