Un caffè e via. Valido certamente per le persone, da pochi giorni anche per gli autobus. A Londra è stata lanciata una sperimentazione che vede alcuni bus circolare per la città spinti da una miscela composta da olio estratto dal riciclaggio di fondi di caffè, seppure combinato (in proporzione minoritaria) con gasolio. La novità è firmata dalla startup Bio-Bean in collaborazione con Shell, e apre nuove innovative prospettive in ambito di carburanti alternativi. Qualche maligno potrebbe addirittura far notare che, se è vero che il caffè inglese, al palato italiano, non regala grandi soddisfazioni… almeno le ricadute ecologiche non mancano.

Una curiosa sperimentazione

Le prime corse di autobus alimentati a caffè sono partite ieri (20 novembre). Ne dà notizia il quotidiano Repubblica. Il nome tecnico del carburante è B20, una miscela composta per l’80 per cento da diesel e per il 20 per cento da biocarburanti, tra cui olio estratto dai fondi di caffè riciclati. L’iniziativa, partita in via sperimentale, consente, secondo i promotori, di ridurre le emissioni di carbonio del 10-15 per cento. Mettendo all’opera, inoltre, un principio di economia circolare volto a evitare gli sprechi (risparmiando i costi dello smaltimento) e donare una seconda vita ai rifiuti.

Una startup ecologica

La startup Bio-Bean ha iniziato la propria attività riciclando gli scarti del caffè per farne combustibile destinato a stufe e camini. Ora il salto verso l’autotrazione, grazie alla partnership con la società petrolifera Shell. Finora la giovane realtà aziendale ha prodotto circa 6mila litri di combustibile, pari a 2,55 milioni di tazzine. Si tratta della quantità di combustibile sufficiente ad alimentare un autobus londinese per un intero anno. L’utilizzo del caffè come combustibile, ricorda Repubblica, ha un antecedente risalente agli anni ’30: veniva bruciato nelle caldaie delle locomotive in Brasile. Nella capitale inglese si stima che vengano prodotte circa 200mila tonnellate di scarti di caffè ogni anno.

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