Diminuisce l’entità degli spostamenti ma nel contempo aumenta il numero di cittadini in movimento. Crescono gli spostamenti per tempo libero. Ma soprattutto fa un balzo in avanti la mobilità attiva (a piedi o in bicicletta). E il trasporto pubblico? Inchiodato al 10 per cento di share modale. Sono i dati snocciolati nel 15esimo “Rapporto sulla mobilità degli italiani“, diramato oggi. In cabina di regia il terzetto di associazioni Agens, Anav e Asstra, la parte scientifica affidata all’Isfort.

Rapporto sulla mobilità

Mobilità, domanda calante

Una parabola in fase calante. La domanda di mobilità degli italiani, fiaccata dalla crisi, dopo il crollo del 2010 e una parziale ripresa nel 2014, vede nel 2017 il suo quarto anno consecutivo di calo: «secondo le stime dell’Osservatorio “Audimob”, rispetto al 2016 gli spostamenti sono infatti diminuiti nel 2017 del -4,3% e i passeggeri*km (totale distanze percorse) del -12,7%». Cala il tempo medio giornaliero destinato alla mobilità: «Dai 58 minuti del 2016 ai 48 del 2017 (il valore più basso dal 2001)». Cala la percorrenza chilometrica: da 28,8 km a 25,8 (anche questo il valore più basso dal 2004).

Rapporto sulla mobilità

Vola la mobilità attiva

Aumenta, nel contempo, il numero di cittadini in movimento (ognuno dei quali percorre in media meno spostamenti, meno lunghi e più brevi a livello di tempo). «La percentuale di cittadini che nel giorno medio feriale effettua almeno uno spostamento – si legge nello studio -, è salito nel 2017 di ben 5 punti rispetto al 2016 (dall’83,6% all’88,5%) e segue un accentuato trend positivo dal 2012». I motivi degli spostamenti? «Balza agli occhi l’impennata del peso del tempo libero (dal 34,8% del 2016 al 41,2% del 2017), a scapito soprattutto della componente più sistematica del lavoro e studio».

L’anno della mobilità attiva

«Il dato centrale registrato nel 2017 – prosegue lo studio – è la crescita prepotente della c.d. “mobilità attiva” (non motorizzata); infatti, gli spostamenti a piedi sono balzati dal 17,1% del totale nel 2016 al 22,5% nel 2017, così come la quota modale della bicicletta ha superato per la prima volta il 5% (5,1%, quasi due punti in più rispetto al 2016)»

E il trasporto pubblico?

Trasporto pubblico, luci e ombre. Si legge nel rapporto: «Il trasporto pubblico nel suo insieme (autobus urbani e di lunga percorrenza, treni, metro, tram, sharing mobility ecc.) ha registrato un leggero incremento passando dal 6,6% del 2016 al 7% del 2007. A questa quota si devono tuttavia aggiungere gli spostamenti intermodali, che nella quasi totalità implicano l’utilizzazione di un mezzo di trasporto pubblico. Poiché la mobilità di scambio ha servito nel 2017 meno del 4% dei viaggi, lo share modale complessivo della mobilità collettiva è in verità in leggera contrazione, passando dal 10,7% del 2016 al 10,3% del 2017. Da sottolineare il ripiegamento della quota di spostamenti effettuati con combinazione di mezzi, passati dal 4,6% del totale nel 2016 al 3,9% nel 2017, dopo anni di crescita costante e significativa (2,3% nel 2001)».

Grandi città: 20 per cento degli spostamenti in tpl

Come logico, sono le grandi città a trainare il consumo di mobilità pubblica: «i cittadini delle grandi aree urbane riducono l’uso dell’auto a meno del 50% delle percorrenze (44,7%), a vantaggio dei tragitti a piedi, con la moto e soprattutto con la mobilità collettiva, il cui peso supera il 20% (il doppio della media generale)».

Rapporto sulla mobilità

L’auto? Rallenta

Non è il trasporto pubblico a ridurre l’utenza automobilistica: «L’impennata della mobilità attiva ha drenato spostamenti soprattutto all’auto, incrinandone il tradizionale “quasi monopolio” nelle preferenze degli italiani. Infatti la quota modale delle “quattro ruote” scende nel 2017 al 58,6% dal 65,3% del 2016».

Spostamenti sostenibili? Come vent’anni fa

Decollo degli spostamenti sostenibili? Non proprio. «La quota di spostamenti effettuati con mezzi a basso impatto (trasporto pubblico, bicicletta, pedonalità) si è attestata nel 2017 a circa il 38% del totale, in forte recupero nell’ultimo biennio, ma in linea con la performance registrata ad inizio millennio». Il rapporto invita alla cautela. «Per fare un passo in avanti, dunque, le politiche pubbliche centrali e locali per la mobilità sostenibile hanno bisogno di ulteriore spinta e continuità, nelle aree urbane come nei territori diffusi del Paese».

Autobus appena sufficiente

Quanto a gradimento, non mancna le sorprese: «Dalle parti della mobilità collettiva, i vettori su gomma (autobus urbano e di lunga percorrenza) mantengono meglio le posizioni rispetto a quelli su ferro, partendo tuttavia da posizioni più arretrate. L’autobus resta appena sopra la soglia della sufficienza, come il treno locale. Preoccupante il calo registrato dalla metropolitana (da 7,2 a 6,7)».

Rapporto sulla mobilità

Sharing economy, distribuzione diseguale

La sharing economy fa registrare numeri in ascesa, ma il quadro complessivo lascia emergere grossi squlibri. «L’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility ha infatti calcolato che circa 18 milioni di italiani sono potenzialmente in grado di usufruire di almeno un servizio di mobilità condivisa, quindi poco meno del 30% della popolazione complessiva che tuttavia risiede in soli 278 comuni (il 3% del totale) tra cui tutte le grandi città», si legge nel report.

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